Zgodbe iz Slovenije

Breve (ma affascinante) storia di Maribor, la seconda città della Slovenia

22.01.2020
Fonte: www.slovenia.info, foto di Andrej Tarfila

di Gorazd Skrt, fondatore di Lovely Trips, fornitore sloveno di soluzioni di viaggio

Maribor è una città dai molti volti, ammantata da una ricchezza architettonica e culturale che solo una città con una lunga storia alle spalle potrebbe vantare. Seconda solo alla capitale per grandezza, questa sorta di “Torino della Slovenia” è da una parte un centro industriale molto importante per il Paese, e dall’altra una gemma fra dolci colline ricoperte di vigneti. Paesaggi morbidi che danno vita ad alcuni dei migliori vini sloveni.

Per secoli città ponte fra il mondo germanico e i Balcani, importante centro di scambi commerciali e snodo di traffici grazie al suo porto sul grande fiume Drava, Maribor è allo stesso tempo medievale e barocca, vibrante città universitaria e luogo di quiete, memore delle vittorie ma anche delle sconfitte e dei tempi bui. Perfetta per sedersi in riva al fiume e bere un buon bicchiere di vino, ascoltando il mormorio della storia trasportato dalla brezza.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Karmen Razlag

Benché i ritrovamenti archeologici raccontino di insediamenti antichissimi, risalenti ai tempi della cultura dei campi d’urne, e anche se sappiamo che in epoca romana era zona di sosta per chi viaggiava fra Ptuj e Dravograd (vicina all’odierno confine con l’Austria), è il Medioevo l’epoca che inizia a lasciare le sue tracce a Maribor.

Nel 1164 infatti, si cominciò a costruire un castello sulla cima di una collina, e naturalmente questo fece crescere un insediamento, che col tempo divenne sempre più popoloso, lungo le rive della Drava. Nel 1254, Markburg (questo il nome di Maribor fino al XIX secolo) ottenne lo status di città, e per proteggere le sue fiorenti attività commerciali e mercantili costruì le prime mura difensive.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Andrej Tarfila

Mura che le servirono, e parecchio. Tanto che qualche secolo dopo dovette erigerne anche una seconda cinta. Ma andiamo con ordine: nel XIV secolo Maribor entrò a far parte dei domini della Casa d’Asburgo, alla quale appartenne per quasi sei secoli. La produzione e il commercio di vino cominciarono a diventare sempre più importanti, e così pure le ricchezze della città, che era diventata un autentico polo d’attrazione nella regione.

Basti pensare che vi era sbocciata anche una comunità ebraica, piccola ma molto attiva, soprattutto nel settore finanziario. Ma che venne cacciata nel 1496. Ancora oggi, non a caso, è visitabile una sinagoga a Maribor, proprio nel vecchio quartiere ebraico: in piazza Židovski, non lontano dalla magnifica piazza principale, Glavni trg.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Jošt Gantar

Verso la fine del XV però, cominciarono ad affacciarsi dei problemi all’orizzonte di Maribor. Fra questi, uno dei più gravi fu senz’altro l’impero ottomano. Che tra il XV e il XVI secolo visse un lungo periodo di espansione e conquiste, e prese a fare incursioni sempre più frequenti anche a Maribor. Per difendersi, la città eresse anche una seconda cinta muraria, con tanto di bastioni per i cannoni. Che però non la salvò dai periodi bui che l’aspettavano, e che minacciarono di distruggerla sino alla fine del XVII secolo.

Come tante altre città europee dell’epoca, infatti, anch’essa fu più volte colpita da devastanti incendi. E si stima che circa un quinto dei suoi abitanti venne spazzato via dalla terribile peste che infuriò alla fine del XVII secolo, ricordata con una colonna innalzata nel 1681, e poi sostituita da quella eretta nel 1776 in piazza Glavni, e che ancora la contraddistingue.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Navdih.net archive

Il XVIII secolo portò finalmente tempi migliori, con la rivoluzione industriale che giunse anche qui, le grandi opere infrastrutturali che accrebbero notevolmente le vie di collegamento (si pensi ad esempio alla famosa ferrovia che collegava Vienna con Trieste) e un tempo di relativa pace che durò sino allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Insieme alla Grande Guerra terminò anche l’appartenenza di Maribor all’Impero austro-ungarico, ormai scomparso, e pochi mesi dopo il 27 gennaio 1919 (noto come la Domenica di sangue) entrò a far parte al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, successivamente Regno di Jugoslavia. Finiva così il lunghissimo periodo di appartenenza alla sfera germanica di Maribor (sino ad allora chiamata Marburg), e in città tutte le scuole tedesche vennero chiuse.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Marko Petrej

Le cose tornarono a complicarsi con la Seconda guerra mondiale: nel 1941 i nazisti si erano annessi la Jugoslavia, e con essa anche Maribor. La città subì bombardamenti pesantissimi dagli Alleati, fu distrutta quasi per metà, e fu sottoposta a lunghi periodi di violenza, sofferenze e privazioni. Finita la guerra, la nascita della Repubblica socialista federale di Jugoslavia restituì una certa stabilità a Maribor, che tornò a crescere diventando un importante snodo e centro industriale e culturale.

Oggi Maribor è una vivace città universitaria, dove ogni anno si tiene il sempre più famoso Lent Festival, dove cresce rigogliosa la vite nota per essere la più vecchia del mondo, dove la tradizione gastronomica è un mondo a parte da scoprire, e dove durante tutto l’anno si tengono eventi culturali gettonatissimi in tutto il Paese.

Fonte: www.slovenia.info, foto di Dražen Štader

Ma oltre che dalla vivacità del suo presente, il fascino di Maribor nasce dalla sua lunga e travagliata storia. Una storia da esplorare, camminando fra le magnifiche piazze e strade del centro storico, tra i musei e le facciate dei palazzi nobiliari, tra i vicoli del pittoresco quartiere Lent, e lungo le rive del maestoso fiume Drava.

Il post sopra è pubblicato sul blog di Lovely Trips, denominato LovelyTripsBlog. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Lovely Trips è un fornitore sloveno di soluzioni di viaggio per agenzie di viaggio, TO e altre realtà del mercato italiano, e tali soluzioni includono proposte degli enti e delle aziende citate nel post. L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né di contenuti terzi.

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